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Quali differenze vi sono tra l’Educatore Professionale Socio Sanitario e l’Educatore Professionale Socio Pedagogico? Nella Legge di Bilancio 2018 sono stati chiariti gli ambiti di rispettiva competenza. Scopriamolo assieme in questo servizio. 

Chi è l’Educatore Professionale?

La figura dell’educatore professionale è stata, in questo ultimo anno, interessata da importanti riordinamenti: per i professionisti del comparto socio-sanitario è stato creato un apposito albo della professione sanitaria, mentre per quelli del settore socio-pedagogico le novità inserite in Legge di Bilancio 2018 (L. 205/17) hanno attribuito un primo riconoscimento giuridico alla professione. Nella pratica sono state suddivise le rispettive competenze in ambito socio-sanitario e nell’ambito socio-pedagogico e formativo.

La Legge 205/2017 ha evidenziato le differenze tra le due figure professionali, ne ha distinto espressamente la qualifica, il percorso formativo e gli ambiti di intervento. L’educatore professionale ex DM 520/98 già disponeva di un suo decreto istitutivo, una sua realtà occupazionale ben delineata rispondente a competenze specifiche; con i nuovi commi è stata confermata la sua accezione di educatore professionale socio-sanitario.

Non stanno mancando le perplessità tra chi sostiene che la distinzione tra educatore “sanitario” ed educatore “pedagogico” finalmente abbia sanato un’ingiustizia che vedeva riconosciuta per legge solo la figura dell’educatore professionale “sanitario” e chi persiste nell’affermazione di un’unica figura di educatore professionale.

Per tentare di risolvere il problema di molti educatori laureati in classe di laurea 19, esclusi dall’albo e dall’area socio-sanitaria per effetto della riforma Lorenzin, lo scorso luglio è stato presentato un emendamento che richiedeva la presenza degli educatori professionali socio-pedagogici anche “nei servizi e nei presìdi socio-sanitari e della salute limitatamente agli aspetti socio-educativi”.  L’emendamento non è stato approvato.  Tale opposizione conferma che i profili di queste due figure non sono simili o sovrapponibili: uno fa riferimento a un percorso formativo appartenente all’ambito delle professioni sanitarie (area della riabilitazione) e prevede una formazione di tipo socio-sanitario, l’altro è prettamente umanistico e affonda le sue radici nella pedagogia.

Ad oggi si presentano così due realtà professionali chiaramente differenti con:

– percorsi formativi formalmente non equiparabili (classe L-SNT2 e classe L-19);
–     profili nominalmente pressoché uguali ma distinti sia giuridicamente, sia per competenze.

La qualifica di educatore professionale socio-sanitario è attribuita a seguito del rilascio del diploma di laurea abilitante di un corso di laurea della classe L/SNT2 professioni sanitarie della riabilitazione; tale professione si inquadra nell’area socio sanitaria, organizzata in ordine e collegi (L 3/2018) e con attività professionale riservata ed esclusiva.

Come previsto dall’art. 1 della legge n. 833 del 1978 (Istituzione del servizio sanitario nazionale), il dovere di operare per la tutela della salute fisica e psichica del singolo e della collettività sussiste anche per l’educatore professionale socio sanitario.

L’educatore professionale (ex Decreto Ministro Sanità 520/98) è altresì qualificato come sociale e quindi l’ambito di esercizio corrisponde anche a funzioni volte alla tutela del diritto costituzionale all’assistenza dei cittadini e dei lavoratori inabili; al cittadino devono essere garantiti mezzi necessari per vivere, mentre al lavoratore devono essere garantiti mezzi adeguati alle esigenze di vita. Tali mezzi vanno intesi sia come interventi economici, sia come l’abilitazione, l’attivazione e la valorizzazione delle risorse residue e dei punti di forza della persona.

L’educatore professionale socio sanitario con le sue prestazioni di tipo intellettuali e pratiche, s’impegna a partecipare all’analisi dei bisogni di salute della persona e alla loro  soluzione, non solo sotto gli aspetti somatici e psichici, ma anche di quelli sociali, in quanto ogni soggetto è sempre inserito in un unico e particolare contesto sociale (e culturale).

Un’altra differenza tra l’educatore professionale socio pedagogico e l’educatore professionale socio sanitario, oltre che nel bagaglio formativo e nel target di persone per i quali opera, sta nella “qualifica” che assume l’utente/persona che ha in “cura”: per l’educatore professionale socio sanitario, in carico presso il Servizio Sanitario Nazionale, la persona si qualifica sempre come paziente, con tutti i vincoli e le responsabilità formali che ciò comporta.

Forse il termine paziente spaventa, soprattutto coloro che affermano che l’educazione appartiene di diritto alle professioni pedagogiche (non all’ambito medico-sanitario) e temono che una terminologia medica e un’accezione “paramedica” snaturino la professione educativa.

Nei prossimi articoli si vuole considerare il  contributo che l’educazione professionale socio sanitario dà alla sanità e di come la relazione educativa professionale con un paziente  assuma un significato trasformativo clinico.

Di Redazione

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