Chi è e di cosa si occupa?

L’educatore professionale (socio sanitario) nel contesto normativo italiano è un professionista sanitario della riabilitazione in possesso di laurea di I° livello nella classe L-SNT2.  Anche per tale professionista, dallo scorso 1° luglio, è fatto obbligo di iscriversi al rispettivo albo presso l’Ordine delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione (Ordine TSRM-PSTRP).

Il fatto che la Legge Lorenzin abbia istituito l’albo limitatamente per la professione sanitaria di educatore professionale ha mosso critiche severe da parte degli educatori professionali socio pedagogici esclusi (dall’area sanitaria).

Gli educatori professionali socio pedagogici affermano che tale scelta sia stata sbagliata poiché rischia di imprimere una forte accezione “paramedica” ad una figura educativa; dichiarano, altresì, che nel corso dei decenni la terminologia medica si sia fatta strada nel lessico dell’educatore e che la formazione degli educatori professionali entro la cornice delle facoltà di medicina è un’anomalia italiana.

Nel presente articolo vogliamo contrastare tali critiche infondate e riaffermare l’estrema importanza del lavoro educativo professionale in ambito sanitario.

Il termine paziente inquieta gli educatori professionali socio pedagogici; spaventa perché molti dei nostri pazienti hanno diagnosi da cui non guariranno? Negli ambulatori degli educatori professionali, spesso entrano pazienti ed escono pazienti anche dopo anni di trattamenti.

Come dovrebbero quindi qualificarsi le persone per i quali l’educatore professionale lavora?

Potremmo chiamarli: utenti?  No! Gli utenti fanno uso di un bene o di un prodotto. Clienti? Neppure! I clienti comprano servizi!  Assistiti?  No di certo, dal momento assistito vuol dire ricevere passivamente assistenza!

Chiamiamoli semplicemente pazienti! Il termine paziente qualifica il cittadino che afferisce a un sistema di cura come attore portatore di una individualità, di diritti e di problemi di cui il sistema dovrebbe farsi carico. I nostri pazienti chiedono cambiamenti e trasformazioni.

Per un educatore professionale, farsi carico di un cittadino chiamandolo paziente non significa affatto identificarlo esclusivamente con i suoi bisogni, ridurlo a una somma lineare di problemi o ancor peggio di sintomi; significa lavorare per il paziente promuovendo istanze di cambiamento personale.

Questo si concretizza all’interno di un progetto riabilitativo che deve avere una valenza socio-sanitaria integrata centrata sullo sviluppo delle competenze psicoeducative e adattive, la promozione dell’interazione/inclusione familiare, sociale, scolastica, lavorativa e la valorizzazione della differenza e la dignità soggettiva.

Tale progetto terapeutico deve essere necessariamente elaborato da un’equipe multidisciplinare, come sancisce il D.M. 520/98, istitutivo del ruolo dell’educatore professionale: figura sociale e sanitaria avente come specifico ruolo di intervento la creazione di progetti educativi e riabilitativi, volti alla crescita della persona, alla sua inclusione psicosociale e al sostegno del suo contesto di riferimento.

L’educatore professionale ha quindi una duplice funzione: sanitaria e sociale e tale doppio ruolo lo abilita ad occuparsi non solo degli aspetti prettamente funzionali e psichici del paziente, ma anche di quelli sociali.

Riveste un ruolo fondamentale nella presa in carico di persone con patologie croniche o con elevato carico assistenziale. La presenza di importanti deficit psico-fisici caratterizza rilevanti problematiche di natura sanitaria, ma anche risvolti sociali impattanti, uno dei quali è il notevole carico emotivo che devono affrontare i familiari e, in generale, tutte le figure di rifermento per il paziente.

In ragione dell’approccio combinato socio-sanitario, tale figura rappresenta il raccordo tra le diverse figure professionali sanitarie che costituiscono l’équipe interdisciplinare, favorendo la creazione di una rete di servizi finalizzata al benessere e alla qualità di vita dei pazienti e delle loro famiglie.

La forza dell’educatore professionale risiede nella dimensione relazionale che instaura con il paziente e la sua cornice di riferimento durante la realizzazione dell’intervento.

Il rapporto individualizzato che si viene a creare tra l’educatore professionale e la persona/paziente che ha in carico costituisce un elemento di primaria importanza anche nell’approccio terapeutico degli altri professionisti dell’équipe clinica.

Quella dell’educatore professionale si sta affermando come una figura cruciale nell’evoluzione del sistema di promozione della salute nelle aree della disabilità, salute mentale, neuropsichiatria, dipendenze, anziani, emarginazione giovanile e adulta.

Per concludere, con certezza, possiamo affermare che è, l’unica professione sanitaria che, in sé, riesce a “personificare” il modello di salute bio-psicosociale sostenuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Di Redazione

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