Evoluzione o rivoluzione?
L’evoluzione/rivoluzione tecnologica e scientifica ha mutato, muta e muterà dal profondo anche il mondo dell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria. L’Infermiere sa tempo si sta dirigendo verso ambiti sempre più specialistici. Cambiano le competenza, ma aumentano anche le responsabilità. Per questo nel 2001 si è reso necessario istituire una figura professionale di supporto con competenze tali da poter permettere ciò: l’Operatore Socio Sanitario (OSS).
Nasce con l’accordo conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 22 febbraio 2001, la figura dell’OSS. In 13 articoli si declinano quali sono i requisiti, il precorso propedeutico al conseguimento di questa qualifica, ma soprattutto cos’è e cosa può fare l’Operatore Socio Sanitario.
Il comma 2 dell’art. 1 del suddetto accordo precisa che:
“L’operatore socio-sanitario è l’operatore che, a seguito dell’attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a:
- soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario;
- favorire il benessere e l’autonomia dell’utente”.
La formazione differente
La formazione, ai sensi dell’art.2 dell’accorso, viene invece demandata a regioni e provincie autonome. Esse possono incaricare aziende pubbliche e private del proprio Servizio Sanitario Regionale di organizzare corsi di formazione, rispettando i requisiti di legge in termini di durata e contenuti.
Di conseguenza si può dire che è stata, è e sarà sempre una formazione non omogenea se le cose non cambieranno. Chi studia al Sud impara cose diverse di chi lo fa al Nord, al Centro e nelle Isole maggiori.
Miti e leggende legate alle funzioni dell’OSS
Sulle responsabili e sulle reali competenze dell’Oss si sono create pertanto, lungo tutto il territorio nazionale, miti e leggende straordinarie. Cosa può fare in realtà un Operatore Socio Sanitario? Se pensiamo ai contesti operativi delle strutture sanitarie ed assistenziali non possiamo che mettere in evidenza la freneticità e l’utilizzo improprio dell’OSS dovuti essenzialmente ai tagli alla spesa sanitaria e ad una organizzazione aziendale che non rispetta proprio le norme. A ciò va aggiunta la cronica mancanza di personale, le camere sempre più affollate, le condizioni di stress lavorativo, ecc.). Per quanto detto poco fa gli OSS spesso si trovano ad eseguire mansioni superiori e di fatto fare gli Infermieri, rischiando in proprio dal punto di vista penale e civile. Allo stesso modo si demansiona l’Infermiere.
Cosa può fare in realtà?
Assistiamo di continuo ad una non chiara interpretazione del profilo professionale dell’OSS.
Ricordiamo che le attività che un Oss può tranquillamente svolgere, senza ricorrere in rischi legali e disciplinari, sono quelle riconducibili a ciò che è elencato negli allegati A e B dell’Accordo Stato Regioni del 2001.
Di seguito riporteremo il capitolo “Abilità tecniche” dell’allegato B evidenziando i punti più critici e degni di nota.
Competenze tecniche
- In base alle proprie competenze ed in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i piani di lavoro.
- E’ in grado di utilizzare metodologie di lavoro comuni (schede, protocolli ecc…).
- E’ in grado di collaborare con l’utente e la sua famiglia:
- nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e cambio biancheria;
- nella preparazione e/o aiuto all’assunzione dei pasti;
- quando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli acquisti;
- nella sanificazione e sanitizzazione ambientale.
- E’ in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti.
- Sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare.
- Sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trasporto del materiale biologico sanitario, e dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti.
- Sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture corrette.
- In sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del Personale preposto é in grado di:
- aiutare per la corretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso; (nota 1);
- aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie;
- osservare, riconoscere e riferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che l’utente può presentare (pallore, sudorazione ecc.);
- attuare interventi di primo soccorso;
- effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse; (nota2)
- controllare e assistere la somministrazione delle diete; (nota 3)
- aiutare nelle attività di animazione e che favoriscono la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità cognitive e manuali;
- collaborare ad educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi.
- provvedere al trasporto di utenti, anche allettati, in barella-carrozzella; (nota 4)
- collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento;
- utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell’utente, riducendo al massimo il rischio;
- svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche;
- accompagnare l’utente per l’accesso ai servizi.
Nota 1
Aiutare nell’assunzione non vuol dire somministrare. Prendere un farmaco e portarlo ad un utente è somministrazione. E’ una prerogativa infermieristica. Spesso si assiste, anche se in buona fede, ad un sistematico esercizio abusivo della professione infermieristica, per volontà organizzative o peggio ancora per spirito di protagonismo di qualche OSS. Spesso si sottovaluta la delicatezza di alcuni utenti anziani (fragili), pediatrici, adulti e la pericolosità di banali farmaci da banco (che per molti possono essere banali, visto che li usiamo anche a casa!). In Italia la prescrizione di farmaci è una prerogativa esclusivamente medica e la somministrazione obbligatoriamente infermieristica. Non delegabile all’Oss, anche perché l’Infermiere può delegare solo ad un suo pari grado.
Nota 2
Effettuare piccole medicazioni è possibili, ma solo se il tessuto non è lesionato. Spesso ci si trova davanti a situazioni pericolose, sia per l’utente, sia per l’operatore che incorre in rischi di natura medico-legali (e quindi penali e civili). Non si può in alcun modo medicare un “device” e ci si deve limitare alle medicazioni “a piatto”, senza l’utilizzo di farmaci seppure topici.
Nota 3
Fare sempre attenzione a non sostituirsi ai Dietisti, ma collaborare con gli stessi nonostante la conoscenza perfetta delle abitudini alimentari degli utenti. Limitarsi a far si che si rispettino le restrizioni dietetiche e, se presente, la dietoterapia.
Nota 4
In presenza di pazienti critici chiedere e pretendere la collaborazione degli Infermieri. Si è già assistito a situazioni critiche e di emergenza durante cui da soli come OSS non è possibile intervenire.
Approfittando del momento storico in cuoi ci troviamo, con gli OSS sempre più protagoniste nell’equipe assistenziale (dopo l’entrata in vigore della Legge 3/2018), attendiamo fiduciosi un D.M. che definisca meglio il nostro profilo di domani e che renda uniforme la formazione su tutto il territorio nazionale. Solo in questo modo si potranno evitare equivoci, sovra-mansionamenti e abusi di professione createsi dalla cattiva interpretazione del Profilo e del Mansionario dell’OSS.