30/01/2007 Bergamo Trapianto polmone Il Dott. Michele Colledan (d), degli Ospedali Riuniti di Bergamo, primo, in Italia, ad aver eseguito un trapianto di polmone con tecnica split Matteo Bazzi Ansa

Al Bellaria la FIALS dice no a posti-letto in appoggio che diventeranno definitivi

La FIALS di Bologna denuncia lo stato di confusione e di approssimazione organizzativa che regna all’interno dell’Unità Operativa di Chirurgia Polispecialistica dell’ospedale Bellaria. Il sindacato prende le parti del personale infermieristico del reparto, oberato di lavoro quotidiano e costretto ad occuparsi anche di 4 posti letto “in appoggio” di altra U.O. (inizialmente erano 2).

Nel reparto, delimitato da due aree ben precise (A e B), ci sono 23 posti letto occupati e a loro volta suddivisi in 4 settori:

  1. chirurgia maxillo-facciale;
  2. chirurgia senologica;
  3. chirurgia plastica;
  4. chirurgia otorino-laringoiatrica.

Nell’U.O. lavorano di mattina 6 Infermieri (1 per il settore A, 1 per il settore B e 4 per le singole aree specialistiche) e 2 OSS (che si occupano prevalentemente di igiene e attività domestico-alberghiere); nel pomeriggio gli Infermieri scendono a 3, di cui 2 per i settori A e B e 1 impegnato nelle attività burocratica e nell’organizzazione lavorativa.

In totale il reparto dispone di 30 posti letto, 4 di questi sono occupati “momentaneamente” dalla Lungodegenza. Inizialmente i posti in appoggio erano 2, poi miracolosamente trasformati in 4.

Gli Infermieri lamentato l’enorme carico di lavoro e l’impossibilità di gestire due tipi di utenti con esigenze di salute completamente differenti. Anche dal punto di vista burocratico ci sono molte anomalie. A questo aggiungiamo la questione della responsabilità professionale e della competenza degli stessi operatori sanitari, costretti ad offrire un servizio non sempre ottimale.

Gli Infermieri della Chirurgia Polispecialistica del Bellaria, mediante la FIALS, chiedono pertanto a gran voce alla Direzione aziendale di trovare una soluzione e di liberare i 4 posti letto “in appoggio” riaffidandoli all’Unità Operativa. E ciò nell’interesse principale dei pazienti.

Di Redazione

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